Ipotesi di un ideale palcoscenico per una possibile pacificazione.
di Mario Guarnera e Gioele Pio Fragale
Cosa sta a fondamento di ciò che la Filosofia definisce come Soggetto? Definendolo quale individuo dotato di autocoscienza, e dunque indivisibile oltrechè pienamente cosciente delle sue attività, un semplice sguardo all’esperienza mette in dubbio tali certezze: dal continuo rapporto tra Soggetto e l’ambiente in cui opera si forma una duplicazione del Soggetto alquanto comune quanto bizzarra, vale a dire l’ambivalenza dell’Ombra. Essa appare come simbolo di subordinazione alla luce che la rende visibile, soffre di modificazioni nella forma che creano forti distorsioni, per essere addirittura additata nella cultura popolare quale zona oscura da rischiarare per fare posto alla verità. Ma come è possibile prendere in prestito questa dimensione comune a tutti i viventi come a tutte le cose inanimate per farla assurgere a fonte di ispirazione filosofica feconda?
L’Ombra è dunque una zona di investigazione continua tra Soggetto e Realtà. La chiarezza in questo contesto consente all’Ombra di esistere quale parte integrante del Soggetto, una dimensione a tal punto insostituibile dell’esistenza da fare trasalire Dante nel momento in cui non riesce più a intravedere l’ombra di Virgilio:
Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
rotto m’era dinanzi a la figura,
ch’avëa in me de’ suoi raggi l’appoggio.
Io mi volsi dallato con paura
d’essere abbandonato, quand’io vidi
solo dinanzi a me la terra oscura;
(Divina Commedia, Purgatorio, Canto III, vv. 16 21)
Da un punto di vista speculativo, il rischio della tradizione filosofica è l’aver imposto l’idea di poter fare luce concentrandosi esclusivamente sul Soggetto apollineo privo di ombre e di zone oscure e torbide.
A questo proposito il Principio di Identità A=A nella Logica di Aristotele, esplica il valore profondo dell’esistenza soggetto e oggetto nel riconoscersi autenticamente benchè l’ombra costituirà un punto di snodo importante per dar senso ai dubbi esistenziali. Queste zone d’ombra verranno successivamente riscoperte come frammenti nascosti del vissuto esistenziale da parte di filosofi marginali, i quali affrontano con coraggio un Soggetto ingombrante e pericoloso, in qualche modo inquieto a sé e inquietante per gli altri. Scoprendo nuovi aspetti della personalità, filosofi dissidenti come Friedrich Nietzsche possono essere visti come studiosi dell’ombra come manifestazione non marginale di un vissuto nascosto e totale. In tale critica della ragion velata, notiamo e riscopriamo gli anfratti profondi di una spiritualità che costituisce l’ossatura di vissuti culturali altamente simbolici. Questa critica è, e sarà il punto di snodo tra la materia oscura da cui emerge l’ombra che se ne fa simbolo visibile e la luce che la rivela al viandante, cioè il Soggetto dotato di ombra e in grado di accettare ogni sfaccettature dell’Io, senza irrigidirsi in rigide e cieche categorie morali o addirittura politiche, poiché l’Io assoluto diviene rappresentante per se stesso di un monarca non sciolto dai suoi stessi vincoli e catene.
Questo cammino di chiarificazione interiore tramite il confronto con debolezze e inquietudini sta a raffigurare appunto l’ombra e risulta centrale nell’opera filosofica del già nominato Nietzsche in Il viandante e la sua ombra (1879), allorché parliamo di un richiamo a uno stile (habitus) di vita che evitasse di demonizzare l’oscurità, un nuovo soggetto oggi padrone di mostrarsi nella proprie reali fattezze, terrene e pulsanti.
Il viandante: Una voce: dove? e chi? Mi pare quasi di udir parlare me stesso, solo con voce più debole che la mia.
[…]
L’ombra: Giacché, confessatelo, finora voi ci avete troppo volentieri calunniate.
(Il viandante e la sua ombra, trad. Sossio Giametta, Adelphi, 1965, 1981)
Il testo di Nietzsche appare in tutta la sua radicalità se confrontato col generale sentimento di angoscia verso ciò che turba il proprio combattuto equilibrio. Esempio grottesco ma coerente si trova nel film di Mario Monicelli Brancaleone alle Crociate, dove nell’episodio Dialogo di Brancaleone con sé medesimo, l’interprete Vittorio Gassman grida: «Via, sparisci fatua ombra, ecco ciò che meriti», sputando contro la propria immagine riflessa in uno stagno.
Per giunta la rimozione dell’Ombra quale pericolo per la stabilità dell’Io non è affatto liberazione bensì grave nevrosi: altro esempio di tale scissione, resta celebre il Caso clinico del piccolo Hans studiato da Freud nel 1908, con la rimozione patologica di un passato che invece ci appartiene, proprio come un’ombra.
Dunque in realtà esiste un’attività psichica che, iniziatasi con i conflitti dell’età infantile, procede, continua e indisturbata, dipanandosi come un filo attraverso tutta la vita del paziente, indipendentemente dal fatto che il primo sintomo di tali conflitti persista tuttora o sia rimasto occultato dalle circostanze.
(Sigmund Freud, Opere complete (Roma: Grandi tascabili economici Newton, 2015, p.1536.)
La trattazione freudiana soprattutto nella descrizione del caso del piccolo Hans porta con sé ancora il disagio continuo di un modello perenne, quello dell’ombra di un padre altero composto dall’iniquità del mondo e della negazione mai realizzata.
Ecco quindi la solarità che propone Il viandante e la sua ombra di un Nietzsche già in cammino verso Zarathustra: bisogna con scioltezza accogliere il paradosso di conversare con il proprio sé che è stato deprivato della consapevolezza del proprio essere nel mondo, poiché il rapporto che inferisce tra il Viandante e l’Ombra, non è quello di un nemico incombente che cerca quasi plotiniamente di raggiungere il vuoto, piuttosto il poter superare la spaccatura già in corso verso un allargamento degli orizzonti dell’interiorità come completezza dell’uomo fatto anche di ombre.
Appare a questo punto non secondario ricordare che Nietzsche scrisse i suoi aforismi poco prima del viaggio in Sicilia, dal quale nasceranno gli Idilli di Messina (rielaborate e pubblicate come Canzoni del Principe Vogelfrei in appendice alla Gaia Scienza), perché proprio la luminosa isola, notoriamente detta la terra del sole, diventava ai suoi occhi da intellettuale di una Europa nordica che andava liberandosi da freddi idealismi e morte superstizioni, lo scenario ideale del dialogo tra il Viandante e la sua Ombra, luogo in cui nacque la civiltà occidentale e che dunque permette uno sguardo totale su differenti realtà in continuo incontro e scambio, quando purtroppo la storia culturale dell’Occidente conoscerà mille chiusure e involuzioni.
Roccia, fico, torre e porto,
Cerchio d’idillio, belati di pecore,
Sii tu il mio asilo, innocenza del sud!
(Nel sud, vv. 8 10, Appendice a La Gaia Scienza trad. Ferruccio Masini, Adelphi 1965, 1977)
In questa dinamica appare delinearsi il volto della Sicilia, trascorso profondo di un prodigio vivente in cui da sempre circolano crocevia ancora combattuti di bellezza e storia. Questa non è dunque la solita propaganda turistica a cui siamo abituati, ma la riproposizione dell’idea che la Sicilia sarebbe il teatro ideale per passeggiate narrative di combinazione e trattazione infinita. In particolare, la tematica affrontata del Soggetto che dialoga con l’Ombra pare trarre profitto da uno scenario luminoso e intimamente panteistico, malgrado che un simile argomento sia stato rappresentato dal siciliano Luigi Pirandello con evidente pessimismo nelle novelle Sole e ombra del 1896 e L’ombra del rimorso del 1914, entrambe incentrate sull’ombra come permanenza di una maschera sociale e per conseguenza gabbia dalla quale conviene non fuggire per sopravvivere in uno spietato mondo opportunistico: un vedovo, alla morte della moglie che lo tradiva col notaio, vuole a tutti i costi mantenere la falsa rispettabilità che godeva quando la moglie era ancora in vita, diventando l’ombra del rimorso per il notaio:
Appena lo vedo, subito me gli attacco dietro. Mi metto di professione a fare la sua ombra!
(Luigi Pirandello a cura di Mario Costanzo, Novelle per un anno. 1,2 1,2 Milano: Mondadori, 2007).
In conclusione, sembra quasi che i temi essenziali in cui ancora si arrovella il pensiero contemporaneo, trovino idealmente una marcia in più dalla lezione di immanente e ineliminabile pluralità che ha saputo dare una piccola isola del Mediterraneo.
Ombra
Per me tu sei quel movimento,
dinamico increspato
quel mondo per me alienato,
componi per me quelle figure composte
da ombre per me su alture,
cercarmi e discernermi
senza dividermi da te,
non so più su cosa ricredermi,
se quell’ombra accompagnata,
non mi avesse trovato
un’ispirata piuma efferata,
quella mia maledizione,
il cuore della mia ragione.
Bibliografia
Alighieri, Dante. La divina commedia: Purgatorio. Per Nicolò Bettoni, 1825.
Freud, S. Opere complete. Bollati Boringhieri Opere. Bollati Boringhieri, 2013.
Nietzsche, F. Umano, troppo umano, II. Opere di Friedrich Nietzsche. Adelphi, 2016.
Nietzsche, Friedrich. La gaia scienza e Idilli di Messina. Adelphi Edizioni spa, 2015.
Pirandello, Luigi, e Mario Costanzo. Novelle per un anno. 1,2 1,2. Milano: Mondadori, 2007.